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Gli anni Novanta tornano al Castello “Per favore, non chiamatela norstalgia”
Albertino, Molella, Prezioso e Fargetta sabato saranno a Villafranca per il “Deejay Time”. Prima data del Festival tra le mura.
Per favore, la nostalgia qui non c’entra niente. Parola di Albertino (sulla carta di identità Sabino Alberto Di Molfetta), direttore della radio m20 e protagonista, sabato al castello di Villafranca, dell’evento che aprirà il Festival tra le mura “Deejay Time”. Alla consolle con lui ci saranno anche Fargetta, Prezioso e Molella. Pezzi da 90.
Albertino, partiamo subito da Villafranca. Cosa succederà?
Da qualche anno abbiamo ripreso questo format, una rivisitazione di quello che facevamo negli anni Novanta. Ma non mi piace che venga utilizzata la parola nostalgia. Di nostalgico non c’è niente. Ci sono solo delle grandi hit, in gran parte remixate con sonorità molto attuali anche dal punto di vista visivo. Lo show è molto attuale.
Gli anni Novanta, per altro, sono la cosa più attuale che possa esistere nell’ambito della musica dance-pop. La gran parte dei brani che escono adesso hanno citazioni riferite a quegli anni o addirittura sono cover. Per le nuove generazioni è tutto molto nuovo. E per le vecchie è comunque un modo per tornare indietro alla propria adolescenza.
Cosa sono stati per lei gli anni Novanta? E che ruolo ha giocato il programma radio Deejay Time?
Erano gli anni in cui c’erano il maggior numero di discoteche: otto-novemila contro le duemila attuali. Erano gli anni in cui la musica dance italiana spopolava in tutto il mondo.
Ed è proprio lì che Deejay Time è esploso. Avevamo creato una community quando non sapevamo nemmeno cosa volesse dire quella parola. La chiamavamo gli “amici della cassettina”, per dire.
Per noi sono stati anni importanti, il nostro è stato il programma radiofonico più ascoltato per parecchio tempo. Un fenomeno di costume alle 14, quando i ragazzi erano di rientro da scuola. Musicalmente gli altri facevano musica pop, noi abbiamo iniziato a passare la tecno e l’hip-hop.
E invece oggi la radio che ruolo ha?
Io parlo dell’importanza della radio per la musica: tanta. I social sono importanti per gli artisti in una prima fase iniziale. Poi la consacrazione, e vale anche per le nuove generazioni, arriva con i passaggi in radio. Vale per tutti da Laura Pausini ad Anna. E questo è confortante per noi.
In giro per il mondo vedo per fortuna molte radio con conduttori giovani, qui invece c’è un pò la difficoltà del ricambio generazionale.
Non una novità…
Ma nella radio non è perché noi della “vecchia scuola” non vogliamo o non apriamo, almeno io. M2o è una radio nuova, e tanti collaboratori sono, per scelta, molto giovani ma faccio fatica a trovare conduttori che abbiano voglia di crescere. La radio richiede sacrificio, costanza e non guadagni tanti soldi subito. Tutto questo lascia pensare che con la rete si possa avere successo e visibilità più facilmente.
Qualche ricordo legato a Verona?
Negli anni ho girato tanto, ma ho visto tutte le città solo di notte, praticamente. Ho recuperato poi. Verona è una delle mie città preferite. Molto bella, accogliente e vivibile. L’ultima volta sono stato in Arena a vedere Fiorello.
Fate un successo dietro l’altro con le vostre serate, sa darsi una spiegazione?
Eh… il perché me lo chiedo anche io (ride). Credo sia l’effetto a cascata generazionale. E direi che va bene così.
Articolo di Nicolò Vincenzi
L’Arena