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Le emozioni di Capossela «Il Romano? Luogo del cuore»

Le emozioni di Capossela «Il Romano? Luogo del cuore»

Anna eventi

Luglio 26th, 2024

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Domani l’artista canterà brani di «Camera a sud» e le sue «Tredici canzoni urgenti» con l’Accademia d’Archi Arrigoni

 

Vinicio Capossela torna a Verona per un concerto «unico». Nell’ambito del cartellone di Rumors Festival, domani sera, sabato 27 luglio, il grande cantautore porterà sul palco del Teatro Romano alcuni brani di «Camera a sud» e le sue «Tredici canzoni urgenti» accompagnato da un’orchestra, l’Accademia d’Archi Arrigoni. Dopo il tour nei teatri italiani con lo spettacolo «Con i tasti che ci abbiamo», arriva, dunque, «Altri tasti, Canzoni urgenti con orchestra». «Devo dire che il Teatro Romano per me un luogo specialissimo – ammette Vinicio Capossela -, dove nel corso degli anni abbiamo fatto sempre cose molto belle. Insomma, è un luogo del cuore».

I temi del live sono quelli «urgenti» dell’ultimo album, dalle carceri di «Minorità» a «La cattiva educazione». È cambiato qualcosa nel frattempo?

Certe urgenze sono come le malattie neurologiche degenerative: non solo non migliorano nel tempo, purtroppo continuano a peggiorare. La gestione delle carceri è un grande tema, sul quale si misura il grado di civiltà di una società. Oggi la politica sembra voler risolvere i problemi aumentando i reati, la punibilità, aumentando sostanzialmente la popolazione carceraria senza porsi il problema della condizione carceraria e questo credo che sia un atteggiamento particolarmente pericoloso, davvero miope. E poi le carceri vengono spesso vissute dalla gente come un mondo altro, mentre è un mondo completamente in dialogo con la società. Sulla cattiva educazione, noi abbiamo un problema di educazione alla gestione delle emozioni, dei rapporti, delle relazioni su cui c’è molto lavoro da fare e purtroppo spesso la scuola, lo stato hanno abdicato a questo lavoro. Basta leggere le cronache: è intollerabile il numero di crimini e spesso la narrazione indulge su dettagli raccapriccianti, orribili, allontanando il problema dalle persone. In questo senso credo che il padre di Giulia Cecchettin abbia dato un grandissimo esempio di senso civile.

Qual è il ruolo della musica nella nostra società? Che responsabilità ha?
La musica ha delle responsabilità se se le prende. La musica come una parte di tutto quello che è l’attività culturale ha soprattutto una funzione di intrattenimento, anche quando si pone su temi impegnati. Credo però che si possa prendere delle responsabilità, perché un concerto rimane un luogo di partecipazione attiva al vivere civile, dove possono emergere non soltanto luoghi della nostra anima ma anche forme di consapevolezza.

 

Com’è stato il processo di arrangiamento per questo concerto? Qual è l’emozione di esibirsi accompagnati da un’orchestra?

Ci siamo concentrati su cinque brani di “Camera a sud”, che compie trent’anni, e su “Tredici canzoni urgenti”: gli arrangiamenti sono opera del maestro Raffaele Tiseo. L’orchestra ha questa grande possibilità timbrica di arricchire i colori della musica, anche applicandolo alla canzone. Sentire i colori dei timpani, dei legni, degli archi… io credo che la musica parli anche un linguaggio emotivo e l’orchestra è forse il più bel congegno che la musica occidentale si è data per evocazione di emozioni. Ho esperienza di altri concerti, uno eseguito anche a Verona, con altri organici orchestrali. Suonare delle canzoni con orchestra è una prova insidiosa perché si può rischiare di essere ridondanti, perché insomma è il più grande animale in musica. Una volta abbiamo chiamato un tour “Orcaestra” come se fosse una specie di balena che ti inghiotte. Mentre una band vive del rapporto, degli sguardi tra i musicisti, nell’orchestra uno guarda il direttore e in qualche modo si affida, e quando l’ultimo strumento di sinistra e l’ultimo di destra vanno insieme sembra un miracolo. Si possono vivere davvero delle grandi emozioni. È un po’ come essere Pinocchio nella pancia della balena.

 

Articolo di Giovanna Girardi

L’Arena

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